VACCINARE O NO I NOSTRI COMPAGNI PELOSI?
Ultimamente ci sono molte discussioni intorno alla questione delle vaccinazioni. Quando abbiamo una vita da accudire vorremmo camminare sul sicuro ed è per questo che ci affidiamo a persone che pensiamo abbiano la conoscenza giusta. Per i figli ci rechiamo dai pediatri e poi continuiamo con il medico di famiglia e, se per caso si presentano problemi gravi, dagli specialisti. Spesso anche facendo sacrifici e non badando a spese consultiamo coloro che sono dichiarati i luminari del settore. Assumiamo lo stesso comportamento con il nostro compagno peloso di vita e cos'ì andiamo a fare i vaccini e i richiami. Sono veramente utili, indispensabili oppure dietro si cela qualcosa di poco benefico?
Da vario tempo mi sto ponendo questa domanda e in questo periodo ancora di più. Per esempio ho regalato un cucciolo nato da Amai Tohico e HiroYuki a mia sorella, essendo sicura che si sarebbe presa cura amorevolmente di lei e sperando che le sia di aiuto per superare i problemi di salute che in questi anni la stanno martoriando. Lei non abita in Italia e allora ci siamo interessate per sapere cosa bisognava fare per far espatriare la piccola. Sia l'Italia, sia la Francia non richiedono l'antirabbica però per passare il confine ed essere sicuri che non venga requisita la cucciolina avrebbe dovuto, a tre mesi, essere sottoposta alla vaccinazione antirabbica.
Così mentre andavo nella sede ASL per avere maggiori informazioni, lei si recava nel corrispettivo francese. Quando ci siamo sentite entrambe, comparando le risposte ricevute, abbiamo scoperto che la vaccinazione antirabbica serve per dimostrare che il cane non sia di provenienza incerta. Però la cagnolina viaggiava con il passaggio di proprietà, il libretto sanitario dove è riportato il microchip, il passaporto, un foglio dell'ENCI dove si poteva leggere che il cane di razza... nato il...con numero di pedigree... era di proprietà del signor...
Esiste una piccola macchinetta che appoggiata al cane rileva il numero di microchip perciò alla luce di questo a cosa serve far fare ad un cucciolo di soli tre mesi una vaccinazione antirabbica che è abbastanza pericolosa? Questo me lo ha detto sia il responsabile dei veterinari della mia zona, sia quello francese.
Da Bioguida N.º30 del 2010:
Da Bioguida N.º30 del 2010:
Vaccinazione antirabbica: studi sulle vaccinazioni
da http://www.animalsclub.it/forum/viewtopic.php?t=2006
Vaccinazione antirabbica: studi sulle vaccinazioni
La Rabbia: studi sulle vaccinazioni
Pubblicato sulla rivista trimestrale Bioguida n.30 - autunno 2010
Chiunque abbia un cane o un gatto sa che una volta all'anno è necessario recarsi dal veterinario per fare il richiamo della vaccinazione. L'abitudine della puntura annuale è venuta consolidandosi dagli anni 50 in poi ed è stata responsabile, a mio avviso,della crescita scientifica e professionale della medicina veterinaria orientata alla cura degli animali domestici.
La visita annuale, motivata dalla vaccinazione, ha permesso infatti di affinare le capacità diagnostiche del medico e poter cogliere anche i piccoli sintomi prima che essi evolvessero in forme morbose più difficili da curare.
In questo modo è stata possibile la trasformazione della figura del medico veterinario di campagna, che curava dalla gallina al cavallo passando occasionalmente per il cane del vicino cacciatore o il gatto di cortile, nel veterinario sempre più specializzato che conosciamo oggi.
Il controllo annuale, oltre a una miglior cura e cultura dell'animale domestico, ha reso possibile una maggior longevità del cane o del gatto di casa. Un effetto tangibile è visitare gatti di 16, 18, 20 anni quando dieci anni fa un gatto di 14 anni era una rarità.
Ma torniamo alle vaccinazioni, tra tutte quelle possibili l'antirabbica è sempre stata la vaccinazione "obbligatoria". Lo è per chi vuole recarsi all'estero con il proprio animale (cane o gatto) e, in alcune regioni e province italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trento e Bolzano), è tornata ad essere obbligatoria per tutti i cani ivi registrati e per quelli a seguito dei proprietari non residenti (novembre 2009).
La rabbia è una malattia dalle caratteristiche assai peculiari. Può colpire numerosi mammiferi e tra questi l'uomo. Il contagio si realizza prevalentemente attraverso il morso di un animale infetto. I sintomi prevedono cambi di comportamento con tendenza all'aggressività, irrequietezza che spinge l'animale a vagare senza sosta, percorrendo kilometri e avvicinandosi ai centri abitati. Viene persa la discriminazione alimentare e, quasi a voler placare questa forte irrequietezza, il soggetto malato può ingerire qualsiasi cosa commestibile o meno.
Nell'uomo i sintomi comprendono anche un'inspiegabile terrore per l'acqua (idrofobia), cambiamento della voce, insonnia con vagare notturno.
Non è difficile comprendere come la rabbia abbia potuto ispirare la fantasia di generazioni di scrittori e contribuire alla creazione di personaggi come vampiri e lupi mannari.
I sintomi nell'uomo e la letalità hanno fatto si che si creasse un aura di terrore attorno a questa malattia. Questo terrore nei secoli passati ha scatenato vere e proprie cacce alle streghe,mentre attualmente, come vedremo più avanti, la paura della malattia ha contribuito all'abitudine del richiamo annuale o, al massimo biennale (a patto di non portare l'animale all'estero perché in quel caso il richiamo deve essere annuale). Ripetere ogni anno il vaccino non proporziona una maggiore protezione immunitaria ovvero esistono da molti anni evidenze scientifiche che dimostrano la non necessità del richiamo.
Vaccinare significa, sinteticamente, presentare all'organismo una noxa patogena (virus, batteri, parassiti o frazioni di essi) di modo che il sistema immunitario sia in grado di riconoscere la noxa, memorizzarla e produrre, in seguito ad un'infezione naturale, una risposta difensiva capace di neutralizzare il pericolo ed evitare lo sviluppo dei sintomi di malattia.
Il virus della rabbia è peculiare come la malattia che produce, riesce infatti a eludere il sistema immunitario di un soggetto mai vaccinato, fino a che non raggiunge il sito prediletto di replicazione: il cervello.
A livello cerebrale provoca lesioni particolarmente gravi e irreversibili ai neuroni; questo è il momento in cui il sistema immunitario reagisce..ma ahimè è troppo tardi.
Dal cervello poi le particelle virali, replicatesi in grande quantità, invadono altri tessuti del corpo e in particolare le ghiandole salivari: per questo motivo la saliva è veicolo di infezione.
Se però il sistema immunitario è stato avvisato prima di questo eventuale incontro (vaccinazione), al momento del contagio si ha una reazione difensiva in grado di intercettare le particelle virali prima che queste raggiungano l'encefalo. Similmente la vaccinazione a contagio avvenuto produce l'attivazione delle cellule del sistema immunitario e la neutralizzazione del virus, a patto che venga eseguita tempestivamente.
Quindi la vaccinazione contro la rabbia è un intervento cautelativo giustificato e altrettanto giustificata, vista la gravità della malattia per la salute umana, è l'obbligatorietà per legge.
I conti però non tornano quando consideriamo la frequenza del richiamo e il complicato capitolo degli effetti collaterali.
Ho voluto dare un taglio "scientifico" a questo articolo con uno scopo ben preciso: ridefinire i campi di confronto riguardo l'utilità e la dannosità della vaccinazione antirabbica attualizzandola a quello che la ricerca scientifica ha assodato negli ultimi 30 anni.
La contrapposizione tra i favorevoli e i contrari inizia con la nascita della vaccinazione, avvenuta con Jenner nel 1776. Tra i contrappositori illustri ricordiamo i filosofi Kant e Herbert Spencer, che ne negavano l'efficacia. Prima favorevole e, poi, anch'egli contrario, invece, era Alfred Russel Wallace,co-ideatore della teoria della selezione naturale insieme a Darwin. Il primo vaccino antirabbico venne invece sperimentato da Pasteur nel 1885.
Quindi alla vaccinazione è connaturato dagli albori un dibattito a carattere filosofico e scientifico.
Da veterinario omeopata sarei forse maggiormente portato a dibattere filosoficamente. Al principio dell'estate accade però un fatto importante, un cane rimane paralizzato poco dopo il richiamo antirabbico. Questo evento pone una doverosa domanda: esiste un nesso causale con la vaccinazione oppure si è trattato di una mera coincidenza?
Per cercare una risposta inizio a consultare la letteratura scientifica esistente in merito alla rabbia e alla profilassi vaccinale.. e scopro un mondo, ai più poco noto, riguardo lo stato dell'arte delle vaccinazioni per gli animali domestici.
Lascio temporaneamente gli aspetti filosofici della vaccinazione a Kant e vi illustro quello che ho trovato, lasciando a voi la possibilità di controllarne l'esattezza, farvi una vostra opinione e decidere dove la verità è riposta: nelle evidenze scientifiche, nell'abitudine consolidata o nel bugiardino dei produttori del vaccino?
Riguardo l'intervallo di tempo tra un'antirabbica e il richiamo l'indicazione del bugiardino è un periodo di un anno o due a seconda della marca di vaccino, mentre per recarsi all'estero la vaccinazione vale un anno, a sorpresa invece le attuali conoscenze scientifiche sperimentali1 dimostrano che l'immunità conferita da un'intervento vaccinale dura più di 2 anni. L'associazione mondiale dei veterinari degli animali domestici (WSAVA) nelle sue linee guida2 per le vaccinazioni suggerisce che prima di rivaccinare sia bene quantificare gli anticorpi ancora presenti nell'animale e procedere al richiamo vaccinale solo se questi risultano insufficienti a garantire protezione immunitaria. Sostiene Ronald D. Schulz, un biopatologo che si occupa dell'immunità vaccinale dal 1978, con dati desunti da ricerche sperimentali, che l'immunità da vaccino antirabbia duri almeno 3 anni e sta cercando di dimostrare la persistenza immunitaria di 7 anni3 ! Questo significa che sarebbe sufficiente vaccinare il nostro cane una volta ogni 3..5..7 anni per avere un animale protetto dalla malattia!
Inoltre vaccinare contro la rabbia ogni anno, se diamo valore alla ricerca scientifica, non significa dare più protezione all'animale. Nessun beneficio dal ricordare ogni 365 giorni al sistema immunitario come è fatto il virus della rabbia. L'unico beneficio è quello di poter sentirsi più tranquilli di fronte alla paura atavica della rabbia.
Non è però un beneficio gratuito, e non mi riferisco al costo del vaccino, ma ad una ricerca, già pubblicata, che riporta anche gli effetti collaterali segnalati ai produttori dei vaccini da parte di veterinari, proprietari e allevatori4. In tre anni (da aprile 2004 a marzo 2007) sono stati segnalate quasi 10'000 reazioni avverse alla vaccinazione antirabbica di cui il 65% verificatesi nei cani.
La ripetizione annuale del vaccino non da maggiore protezione ma aumenta le probabilità che si verifichi qualche evento indesiderato.
E' un po' come lasciare l'auto in divieto di sosta, una tantum e forse non troverò la multa..ma se lo faccio sistematicamente il calcolo delle probabilità sarà a mio sfavore.
Riguardo il simpatico cane rimasto paralizzato non sono in grado di dire se la vaccinazione antirabbica abbia o meno influito. Certo è che dopo essermi documentato non potrei escludere un nesso causale tra i due eventi.
D'altro canto la vaccinazione è obbligo di legge per cui né il veterinario né il proprietario possono sottrarvisi; di fronte alla legge la nostra unica responsabilità è rispettarla. Personalmente mi chiedo però su quali basi sia lecito operare per il bene dei nostri animali. Si tratta di difenderci dalla malattia o dalla paura della malattia?
Bibliografia
1 Schultz, R.D. Current and Future Canine and feline vaccination programs. Vet Med 3: No. 3, 233-254, 1998.
1 Schultz, R.D. Duration of immunity for canine and feline vaccines: A review.
2 WSAVA Vaccination Guidelines Group 2007
3 Rabieschallengefund
4Postmarketing Surveillance of Rabies Vaccines for Dogs to Evaluate Safety and Efficacy ( Journal of the American Veterinary Medical Association)
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Dott. Andrea Sergiampietri
https://sites.google.com/site/zagovet
Le vaccinazioni: servono? (Rabbia, parvovirosi, adenovirosi)
http://www.animalsclub.it/forum/viewtopic.php?p=3668#3668
Salve a tutti,
immaginando che questo argomento stia suscitando un crescente interesse tra i proprietari di animali vorrei presentare qui un sunto di quello che ho trovato su internet riguardo il tema della vaccinazione, dei richiami annuali, della durata della protezione immunitaria e degli effetti indesiderati.
Su internet ci sono numerose fonti autorevoli appartenenti al mondo accademico e alla comunità scientifica internazionale in generale; la maggior parte delle fonti considerate sono in lingua inglese.. e questo per noi italiani in particolare è un discreto ostacolo all'acquisizione di informazioni corrette per poter sviluppare un proprio punto di vista e trovare delle risposte sensate a domande come:
Servono le vaccinazioni?
Ogni quanto devo vaccinare il mio animale?
Ci possono essere effetti collaterali?
Per la salute del mio animale cosa posso fare?
Ho iniziato a ricercare nuovi approfondimenti sulle vacinazioni dopo aver letto su un quotidiano locale la storia di un cane che, dopo aver ricevuto la vaccinazione antirabbica obbligatoria, nel giro di pochi giorni aveva perso l'uso delle zampe posteriori.
La normalità è portare il proprio animale dal veterinario almeno una volta all'anno per fare la punturina di richiamo dei vaccini. Per molti veterinari questa è l'unica occasione per controllare lo stato di salute del paziente a quattro zampe.
Il controllo annuale dell'animale domestico consente di poter evidenziare sintomi lievi da non poter essere osservati dal proprietario e un pronto intervento terapeutico da parte del veterinario; quindi il far visitare almeno una volta all'anno il proprio animale è una cosa buona e responsabile.
Alla domanda del proprietario "Dottore, cosa devo aspettarmi dopo la vaccinazione?", la risposta generalmente è "al massimo un rialzo febbrile nelle succesive 24 ore e l'animale più mogio del solito"
Solo che, dopo aver conosciuto la storia del cane paralizzato che si è aggiunta ad altre storie, meno gravi, di cui ero venuto a conoscenza in passato, ho trovato quanto mai necessario ricercare approfondimenti.
Al fine di privilegiare un'informazione quanto più corretta possibile ho selezionato i siti di organizzazioni ufficiali appartenenti alla comunità scientifica internazionale, di modo da poter presentare una sintesi che potesse essere accettata anche da chi "non crede" a forme alternative di medicina oppure storce il naso di fronte a teorie"dietrologiche e cospirazioniste" riguardo multinazionali del farmaco, governi e quant'altro.
Il mio obbiettivo è portare a conoscenza quello che è "lo stato dell'arte" in materia di vaccinazioni degli animali domestici, così come viene presentato dalle organizzazioni ufficiali che si occupano di salute animale e medicina veterinaria nel mondo, stimolando una vostra riflessione su questo punto.
Eviterò, per quanto possibile, di esporre la mia opinione personale.. vi invito ancora a verificare le mie informazioni e sviluppare una vostra opinione!
"Servono le vaccinazioni ?"
Tutte le fonti consultate asseriscono che la vaccinazione del cucciolo e un richiamo dopo 12 mesi sono necessari e sufficienti a sviluppare una protezione immnunitaria efficace nella maggior parte dei casi.
Come avevo scritto in un mio precedente intervento le malattie verso cui si vaccina sono pericolose nel cucciolo e molto meno nell'adulto.
Inoltre, anche questa non è una grossa novità, i vaccini vengono classificati in tre categorie: necessari, facoltativi, inutili o dannosi.
La grossa novità* è la risposta alla domanda:
"ogni quanto devo vaccinare il mio animale?"
Dicevamo.. dalla fine degli anni '60 si affaccia il richiamo annuale del vaccino come buona pratica per proteggere la salute, questa diviene l'occasione per una visita generale all'animale. Poter visitare l'animale almeno una volta all'anno permette al veterinario di offrire un servizio migliore con la possibilità di curare sintomi ancora lievi prima che essi evolvano in quadri di malattia conclamata e grave.
Penso di poter affermare che con la nuova cultura della vaccinazione nasce anche la pratica veterinaria come la conosciamo oggi, con tutte le sue branche specialiste.. perchè se la cultura della salute animale fosse rimasta come negli anni 40..50..60.. il veterinario sarebbe rimasto il medico degli animali della fattoria (comparto in crisi cronica dal dopo guerra ad oggi) e avrebbe visitato ogni tanto qualche cane o qualche gatto, qualcosa di più nelle grandi città, con intervalli di tempo troppo ampi per poter prevenire e tutelare nel divenire la salute dell'animale.
All'inizio inoltre i vaccini era prodotti in modo anche molto diverso dall'attuale, erano meno sicuri e gli studi per valutare efficacia e sicurezza erano pochi e condotti con metodiche molto inferiori alle attuali.
Probabilmente le industrie farmaceutiche, che non sono organizzazioni di carità, fiutarono per tempo le possibilità che poteva offrire questo nuovo mercato.
Passano gli anni e il richiamo annuale diventa la consuetudine, i veterinari inviano cartoline di promemoria ai clienti e il mondo va avanti.. a un certo punto però qualcuno inizia a chiedersi quanto duri l'effetto protettivo del vaccino, per quante malattie si può vaccinare con un'unica iniezione (trivalente?tetravalente? eptavalente?) e qualcuno prova anche a raccogliere i casi in cui si sono verificati effetti collaterali.
Ogni quanto è necessario vaccinare il proprio animale adulto?
Per poter rispondere a questa domanda bisogna sapere quanto tempo dura la protezione immunitaria conferita da una vaccinazione. Diciamo che varia da malattia a malattia, però è sicuramente superiore ad un anno, specialmente per quelle vaccinazioni considerate imprescindibili dalla WSAVA (vedere sotto).
Molto di più di un anno...: il professor Ronald D. Schultz, ordinario di biopatologia alla facoltà di medicina veterinaria del Wisconsin-Madison, lo diceva già nel 1978 e lo ripete 20 anni dopo
(Schultz, R.D. Current and Future Canine and feline vaccination programs. Vet Med 3: No. 3, 233-254, 1998.)
E' noto quindi da 12 anni che:
1. Per i 4 più importanti vaccini (CORE VACCINES) l'immunità è considerevolmente più lunga di un anno; cimurro in relazione al ceppo virale utilizzato da 7 a 15 anni oppure da 5 a 9 anni, adenovirus da 7 a 9 anni, parvovirus 7 anni, rabbia da 3 a 7 anni.
2. Il richiamo annuale con questi vaccini non produce un'immunità più duratura o più forte e può aumentare il rischio di effetti avversi. (Ronald D. Schultz, durata dell'immunità conferita dalla vaccinazione nel cane: http://www.cedarbayvet.com/duration_of_immunity.htm , Quello che tutti dovrebbero sapere riguardo le vaccinazioni del cane: http://www.puliclub.org/CHF/AKC2007Conf/What%20Everyone%20Needs%20to%20Know%20About%20Canine%20Vaccines.htm )
Secondo l' Associazione Mondiale Veterinaria dei piccoli animali (WSAVA) le vaccinazioni imprescindibili sono per il cane quelle che proteggono dal cimurro, dalla parvovirosi, dall'adenovirus e, ove è presente il rischio, dalla rabbia. Per il gatto le vaccinazioni considerate necessarie sono contro parvovirus felino, calicivirus e herpesvirus.
Il richiamo deve essere almeno ogni 3 anni (o più!), e quindi non annuale.. per evitare effetti collaterali derivanti dall'inutile pratica del richiamo annuale.
La WSAVA raccomanda inoltre l'utilizzo di analisi sierologiche per verificare il livello di protezione immunitaria determinata dalla vaccinazione di modo da poter effettuare il richiamo quando questo livello di difesa si abbassa. (http://www.wsava.org/VGG1.htm WSAVA Vaccination Guidelines Group 2007)
"Effetti collaterali..?"
A questo proposito vorrei soffermarmi proprio sulla vaccinazione antirabbica, tornata obbligatoria in diverse regioni e provincie italiane.
Premetto che ritengo comprensibile e normale che di fronte ad un'emergenza sanitaria, specialmente con una malattia come la Rabbia, trasmissibile dagli animali all'uomo con esito anche mortale, l'autorità competente prenda provvedimenti d'urgenza e obbligatori.
Ciò che non condivido e non condivide la WSAVA è il richiamo annuale dell'antirabbica visto che:
la protezione dura in realtà almeno 3 anni
esiste un'analisi di laboratorio per valutare quanto l'animale sia ancora protetto
gli effetti collaterali possibili sono numerosi come riporta un articolo pubblicato nel 2008 sul Journal of the American Veterinary Medical Association dal titolo inequivocabile:
Postmarketing Surveillance of Rabies Vaccines for Dogs to Evaluate Safety and Efficacy.
In questo articolo si fa riferimento ad un periodo di ossevazione di 3 anni, dal 1 aprile 2004 al 31 marzo 2007, durante i quali quasi 10'000 reazioni avverse alla vaccinazione antirabbica sono state segnalate ai produttori di questo vaccino, per il 65% gli animali coivolti erano cani.
Le reazioni avverse (e relativa percentuale) riportate nel cane sono:
Vomito-28.1%, Edema facciale-26.3%, Iedema e ponfi nel sito di iniezione-19.4%, letargia-12%, orticaria-10.1%, shock circolatorio-8.3%, dolore nel sito di iniezione-7.4%, prurito-7.4%, perdita di pelo totale o parziale nel sito di iniezione-6.9%, morte-5.5%, perdita di coscienza-5.5, diarrea-4.6%, ipersensibilità (non specificata)-4.6%, febbre-4.1%, shock anafilattico-2.8%, atassia-2.8%, zoppie-2.8%, dolore generalizzato-2.3%, iperattività-2.3%, croste nel sito di iniezione o forfora-2.3%, tremori muscolari-2.3%, tachicardia-2.3%, and trombocitopenia-2.3%.
Secondo gli autori di questo articolo le segnalazioni pervenute sono molto inferiori ai casi verificatosi, e quindi il fenomeno è largamente sottovalutato. (http://www.oes.org/page2/19365~2008_RABIES_Vaccine-JAVMA_Report_Adverse_Reactions_in_Dogs.html )
Riguardo la vaccinazione antirabbica voglio sottolineare che il veterinario esegue una prestazione obbligatoria per legge e neanche volendo può sottrarsi a questo obbligo.. quindi evitiamo la caccia alle streghe! I dubbi legittimi devono essere presentati a chi ha legiferato in materia..
*Novità.. se ne parla, dati alla mano, dal 1978..
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Dott. Andrea Sergiampietri
https://sites.google.com/site/zagovet
Ma se non hanno scrupoli sotto questo aspetto secondo voi su tutto il resto come si comportano?
Non so se avete mai letto nulla sulla pericolosità dei vaccini per l'essere umano, se sono dannosi per noi, lo saranno anche per gli altri esseri viventi, alla luce di questo ecco perché propongo questo post. Non incito nessuno a vaccinare o non vaccinare però poiché nella mia vita seguo una legge che è "LIBERO ARBITRIO", reputo giusto e doveroso che si conoscano entrambe le campane. Sta a ognuno di noi poi sentire cosa dice il nostro cuore.
In un libro , di Susanna Tamaro, c'era una frase che è il centro di ogni discorso, di ogni pensiero e di ogni azione umana, "Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce e quindi Va dove ti porta il cuore".
Sono certa che anche con questo scritto incontrerò pareri differenti ma come ho ribadito molte oltre volte anche nell'altro mio blog ognuno deve decidere cosa è meglio per se e cosa deve fare. Diamo tutte le opinioni e poi dipenderò da ciascuno di noi, l'informazione, già la parola stessa lo dice è dare una linea di condotta alle persone, deve scomparire se fatta a senso unico perché se no significa che il libero arbitrio di ogni individuo non esiste. I cani che vivono con noi sono membri di famiglia, con pari diritti, e come cerco per i miei figli di compiere scelte salutari stessa cosa vale per loro.
I vaccini sono validi per la salute dei nostri amici a quattro zampe?
Sembra che già per l'essere umano le vaccinazioni nascondo campagne non proprio positive infatti nelle vaccinazioni sono presenti dei metalli che per la nostra salute non sarebbero positivi e il più pericoloso è l'alluminio. Ecco cosa si trova a tal proposito:
Alluminio nel sistema nervoso centrale (SNC): tossicità nell'uomo e negli animali, coadiuvanti, e autoimmunità.
astratto
La ricerca di Frick e Brookes ci dimostra che i vaccini possono innescare atopia (allergie cutanee). (Am J Vet RIS. 1983 Mar;44(3):440-5). La Dr.ssa Jean W Dodds ci dice che malattie retrovirali e parvovirali e vaccini MLV (n.d.t virus vivi modificati), sono associati con linfoma, leucemia, insufficienza d’organo, malattie della tiroide, malattia adrenale, malattia pancreatica e disordini del midollo osseo.
I vaccini causano cancro nei gatti nel sito di iniezione e, secondo il giornale di medicina veterinaria, agosto 2003, i vaccini causano cancro nei cani nei siti di iniezione. I vaccini causano l’anemia emolitica autoimmune (JVM, Vol 10, n. 5, settembre / ottobre 1996; Manuale veterinario di Merck), e artrite (BVJ, maggio 1995 e sto Coll Vet Intern Med, 2000; 14:381). L’epilessia è un sintomo di encefalite, che, come già sappiamo, può essere causata da vaccini.
Secondo il dottor Larry Glickman e il suo team presso l’Università di Purdue, siero e proteine estranee nei vaccini possono causare autoimmunità (cancro, leucemia, insufficienza d’organo, ecc.). Questa ricerca indica anche che sono possibili danni genetici, poiché i cani vaccinati hanno sviluppato autoanticorpi che attaccano il proprio DNA. Una Ricerca all’Università di Ginevra fa eco a questa constatazione.
Nel corso degli anni, molti veterinari, specialmente in America, vanno dicendo che pensano che i vaccini causino una vasta gamma di problemi negli animali. Ad esempio Christine Chambreau DVM ha detto che ‘le vaccinazioni di routine sono probabilmente la peggior cosa che facciamo per i nostri animali. Causano tutti i tipi di malattie, ma non direttamente nel luogo in cui potremmo correlarle con sicurezza al vaccino’ E lei non è la è sola in questa visione.
Il test anticorpale: la scelta alternativa alle vaccinazioni per gli animali
di Redazione
Fonte: Armonie Animali
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L'autore di questo libro è
Stefano Cattinelli
Stefano Cattinelli è Medico veterinario, diplomato in Omeopatia veterinaria unicista nel 1997 ed esperto in Antroposofia di Rudolf Steiner; diplomato in kinesiologia sistemica.
Per più di dieci anni ha seguito il lavoro dell'artista geomante Marko Pogacnik sugli Spiriti di Natura e il canto armonico ultimando gli studi della sua Scuola di Geomanzia.
Docente nel percorso di "Counselor in Fiori di Bach" presso il centro Kivani a Roma. Nel 2009 ha creato il Percorso di Dinamica Emozionale Uomo-Animale-Uomo che nel 2014 ha preso la sua forma definitiva all'interno dell' Associazione Culturale Impronte con l'Anima fondata insieme a Paola Fulgini e Alessandro Ragazzon.
Segue il percorso di formazione in Costellazioni Familiari di Bert Hellinger e si occupa di Costellazioni famigliari sistemiche per gli animali. Si occupa della Nuova Medicina Germanica di Hamer e di Bio-Psico-Genialogia secondo Athias.
Ha pubblicato i seguenti libri: Amici fino in fondo per AAM Terra Nuova, L'ultimo dono: percorsi interiori per accompagnare consapevolmente il nostro animale alla fine della vita, Impronte di luce edizioni, Tenersi per zampa, accompagnamento empatico e cure palliative per gli animali, per le edizioni Amrita, Che cosa mi vuoi dire? Scopri il linguaggio delle emozioni che i tuoi amici a 4 zampe usano per relazionarti con te per Macro edizioni. È curatore della collana "Qua la zampa" per Macro Edizioni.
Fondatore della Veterinaria Sistemica Famigliare (V.S.F.) e autore di numerosi articoli.
Silia Marucelli
Siria Marucelli si laurea in medicina veterinaria, presso l’università di Pisa, nel 1998. Si occupa di omeopatia veterinaria su animali d’affezione, con particolare interesse per la patologia comportamentale soprattutto in rapporto con l’omeopatia. È docente presso il centro di Omeopatia di Milano e di Catania ed è iscritta al Registro Fiamo – Simo degli omeopati qualificati.
Sempre più spesso si parla dei danni che i vaccini fanno agli animali. Ma è sempre giusto vaccinare? I veterinari presenti su questo sito sono convinti di no; per questo propongono un'approccio alternativo al modello della vaccinazione "sempre e comunque". Tale approccio consiste nell'uso di un test ematico che mette in evidenza gli anticorpi presenti per quelle malattie che di solito si vaccina. Se l'animale ha gli anticorpi non occorre vaccinare e il suo sistema immunitario non viene sollecitato inutilmente.
Qui sotto trovare degli stralci del rivoluzionario libro: "Vaccini, danni e bugie" , scritto da veterinari omeopati Stefano Cattinelli e Silia Marucelli.
Cos'è e come funziona l'immunità?
Per la medicina omeopatica la salute è l’equilibrio della energia vitale interna dell'animale e la malattia è lo squilibrio della stessa. Quando l’energia vitale viene ad essere alterata da una causa esterna (batteri, condizioni climatiche, stress emotivi, farmaci, ecc…) si producono dei sintomi fisici e/o psichici che sono il tentativo dell'energia vitale di riportare l’equilibrio nell'animale. Se, ad esempio, l'animale ha mangiato qualcosa di tossico la diarrea sarà la modalità attraverso cui la forza vitale cercherà di eliminare le tossine e di avviare la guarigione. Il sistema immunitario è parte integrante dell'energia vitale del soggetto. Per capirci meglio possiamo rappresentare il sistema immunitario come un piccolo grande esercito che interviene in caso di attacco per ristabilire nel più breve tempo possibile l'ordine originario.
Le cellule soldato, che fanno parte dei globuli bianchi, si chiamano anticorpi e vengono attivate dall'energia vitale che li manda a distruggere l'invasore; una volta arrivati sul posto vengono addestrati per attaccare specificatamente quel tipo di aggressore. L'invasore, virus o batteri, viene così neutralizzato. Gli anticorpi però, una volta finito il lavoro, non spariscono completamente ma rimangono "in giro" nel sangue in modo da essere sempre pronti ad attaccare di nuovo, se ce ne fosse bisogno, quello specifico invasore (attraverso il test anticorpale si riesce a contare gli anticorpi anche molti anni dopo una eventuale vaccinazione!). Questa è l'immunità, la reazione cioè che si va a stimolare con il vaccino in modo che l'animale abbia gli anticorpi (i soldati) per proteggersi da eventuali contagi di virus o batteri.
Quando nei foglietti illustrativi dei vaccini si trova scritto: "Vaccinare solo animali sani" significa che il sistema immunitario dell'animale, al momento della vaccinazione, non deve essere assolutamente coinvolto in nessun tipo di battaglia, grande o piccola che sia. Ecco perchè si sconsiglia vivamente di vaccinare gli animali anziani perchè spesso presentano delle infiammazioni ricorrenti o recidivanti; gengiviti, otiti, diarree periodiche, vari problemi di pelle, ecc. sono tutti espressioni di un sistema immunitario impegnato a mantenere in equilibrio l'integrità del sistema.
Se il sistema è già impegnato a combattere contro una malattia potrebbe non avere risorse sufficienza per per combattere la sfida vaccinale. La funzionalità del sistema immunitario la possiamo valutare vedendo come reagisce l'animale durante la sua vita. Un animale che riesce a guarire in tempi rapidi, anche senza terapia, ha un sistema immunitario efficiente. Un animale che non si ammala, quando tutti gli altri si ammalano, a causa ad esempio di un epidemia (nell'uomo l'esempio più classico è l'influenza) ha un sistema immunitario forte. Un animale che non riesca a guarire in tempi rapidi, anche con la terapia, ha un sistema immunitario debole. Un animale allergico è un animale il cui sistema immunitario è iperattivo. Le vaccinazioni agiscono direttamente sul sistema immunitario e dunque ne sollecitano la sua azione.
Solo vaccini? Gli adiuvanti
I vaccini non contengono solo i virus o gli agenti patogeni, ma contengono anche gli adiuvanti, ovvero sostanze chimiche, componenti microbiche o proteine di mammiferi che vengono aggiunte allo scopo di aumentare la risposta immunitaria del soggetto, per prevenire contaminazioni batteriche ed evitare la perdita di efficacia nel tempo.
Gli adiuvanti utilizzati più frequentemente sono:
Antibiotici:
sono utilizzati per prevenire la crescita batterica nelle culture vaccinali.
- La Gentamicina è uno degli antibiotici più frequentemente utilizzati a tale scopo.
- L'Alluminio sotto forma di sali di alluminio (idrossido di alluminio) è utilizzato nei vaccini per aumentare la stimolazione immunitaria ed aumentare la produzione di anticorpi nei confronti della malattia.
- La Formaldeide è utilizzata per uccidere virus e batteri che possono trovarsi nelle colture usate per produrre vaccini.
- Il Monossido di glutammato (MSG) è utilizzato come stabilizzante in alcuni vaccini che in tal modo rimangono inalterati in situazioni quali cambiamenti di temperatura, umidità, ph ecc.. L'MSG viene utilizzato molto spesso nei cibi.
- Il Solfato sotto forma di sodio metabisolfito è anch'esso uno stabilizzante. Si trova anche in alcuni cibi e bevande alcoliche.
- Thimerosal è un conservante. Il thimerosal contiene mercurio è può trovarsi sotto forma di etilmercurio, acido tiosalicilico, idrossido di sodio ed etanolo. Si trova anche come conservante nei liquidi di pulizia delle lenti a contatto e negli spray orali.
Molto spesso si manifestano negli animali delle reazioni avverse causate sopratutto dall'uso degli adiuvanti.
Nel libro Vaccini, danni e bugie, troverete anche gli studi sui danni vaccinali
Cosa fare in alternativa?
La somministrazione di vaccini non è comunque sinonimo di immunità certa; per essere sicuri che il vostro animale abbia veramente sviluppato immunità verso una determinata malattia sarebbe necessario effettuare analisi del sangue appropriate, volte a “misurare” gli anticorpi effettivamente prodotti; tali analisi si chiamano in gergo medico dosaggi anticorpali.
Sarebbero necessarie ogni volta che si valuta se sottoporre o meno il cane o il gatto a eventuali richiami; permettono di verificare l'effettiva copertura e quindi consentono di decidere se procedere o meno alla rivaccinazione. Possono essere eseguite anche a priori per verificare se il vostro animale è già immune nei confronti della malattia per la quale state valutando la vaccinazione. Ricordate quindi che, nonostante il vostro animale sia stato sottoposto al vaccino, non esiste una certezza assoluta che abbia conseguentemente sviluppato un'immunità verso la malattia. Solo tramite queste analisi è possibile accertare la sua condizione.
Con un semplice esame del sangue potete scegliere se e quando vaccinare il vostro animale.
Non perdetevi questa importante occasione!
Non intossicate il vostro animale con inutili sollecitazioni del suo sistema immunitario.
Alla luce di quanto proposto se non volessimo più usare la farmacologia chimica di cosa potremmo avvalerci per la salute dei nostri amici animali?
Propongo uno scritto di Marie France Muller , psicologa e naturopata di fama internazionaledal titolo
Un rimedio miracolo. Il cloruro di magnesio
Questo rimedio è efficace sia per noi umani sia per i nostri amici pelosi. Di seguito un anticipo del libro suddetto
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Pierre Delbet: una scoperta audace
Dobbiamo al professor Pierre Delbet la scoperta delle straordinarie virtù curative e preventive del cloruro di magnesio. Bisogna sottolineare che qui non si tratta affatto di semplici ipotesi di lavoro, cogitazioni fumose senza altro fondamento che cercare di far colpo: certo che no! I risultati ottenuti con la terapia magnesiaca del professor Pierre Delbet poggiano su fatti scientifici basati su un’osservazione meticolosa. Nato nel 1861, il professor Pierre Delbet per più di trent’anni di carriera fu quello che si definisce un «barone». La sua carriera in ambito medico fu esemplare: internista in ospedale, primario responsabile della formazione degli altri medici in clinica, docente ordinario universitario, poi chirurgo in ospedale, premiato a più riprese dalla facoltà di Medicina e dall’Accademia di Medicina di Parigi di cui divenne membro, autore di importanti testi che furono capisaldi autorevoli di riferimento. Morì nel 1957 a 96 anni compiuti. Tutto ciò indica che quest’illustre medico non aveva nulla del ciarlatano, ma le idee nuove sono accolte molto raramente come meriterebbero, soprattutto in ambito medico… Gli antisettici in questione Come afferma egli stesso, sin dall’epoca dell’internato era ossessionato dall’«idea della nocività degli antisettici» ai quali si richiedeva di uccidere i microbi nei tessuti stessi. In altre parole, si domandava se il fatto di lavare le piaghe con soluzioni antisettiche non presentasse più inconvenienti che vantaggi. «Dato che i microbi sono più resistenti delle cellule degli esseri più evoluti», gli sembrava impossibile eliminarli senza distruggere contemporaneamente anche le cellule. In realtà, gli antisettici – che sono veleni per i microbi – lo sono necessariamente anche per le cellule che essi alterano e distruggono in gran numero, diminuendo così la resistenza dei tessuti e favorendo in un secondo tempo l’infezione: l’opposto dello scopo perseguito! È partito tutto da quest’idea, molto audace per l’epoca (siamo nel 1889): invece di indebolire le cellule, non sarebbe meglio sostenere il loro sforzo nella lotta, alla quale sono state adattate in modo ereditario, contro gli agenti infettivi?
È così che la protezione delle cellule (citofilassi) è diventa uno dei principi fondamentali della sua tecnica chirurgica, non risolvendo tuttavia il problema delle lesioni infette. Aumentare la resistenza all’infezione Quando scoppia la guerra 1914-1918, viene mobilitato come chirurgo e mandato in missione nell’Ovest della Francia. Ha l’occasione di esaminare un gran numero di ospedali e anche di posti avanzati a Jonchery e poi a Châlons. Ritorna dalle missioni con due certezze: bisognava a ogni costo riorganizzare il servizio sanitario e, soprattutto, modificare il trattamento delle piaghe. Infatti, scriverà in seguito: «Gli antisettici imperversavano ovunque e i risultati erano deplorevoli!». La sua opinione sui pericoli dell’asepsi si è ulteriormente rafforzata. Intraprende allora una serie di ricerche con lo scopo di valutare l’azione dei principali antisettici. Risultati deplorevoli! Giunge a questa sorprendente constatazione: gli antisettici, distruggendo i globuli bianchi ancora vivi e attivi e apportando modifiche chimiche alle albumine contenute nel pus prelevato su una piaga infetta, ne fanno un eccellente terreno di cultura per i microbi! La sua idea primaria allora diventa: «Aumentare la resistenza delle cellule perché possano trionfare sui microbi», poiché sembra proprio che questa lotta faccia parte delle loro competenze. La sola medicazione efficace consisterebbe quindi nel sostenere questo sforzo e soprattutto nell’evitare che venga annullato, come troppo spesso accade. All’epoca sostiene che non si troverà mai un antisettico in grado di sterilizzare una piaga – quindi di uccidere tutti i microbi che la infettano – senza uccidere nello stesso tempo un numero considerevole di cellule, alterando così i sistemi naturali di difesa dell’organismo. Risultati straordinari! Si dedica allora allo studio della fagocitosi e constata che questa facoltà che hanno i globuli bianchi di inglobare e digerire le particelle organiche o inorganiche nocive per l’organismo (come i microbi o i globuli rossi lisati dai batteri) varia in enormi proporzioni, in funzione di leggere differenze chimiche. Tali constatazioni lo portano a effettuare ricerche per verificare se esiste una sostanza in quantità minima nei nostri tessuti che sia in grado di rafforzare l’azione dei globuli bianchi. Egli sperimenta quindi diverse sostanze, cercando quella che possa presentare un’azione citofilattica interessante. Secondo l’espressione dello stesso Delbet, «la soluzione di cloruro di magnesio al 12,1‰ ha dato risultati straordinari […]. La soluzione di cloruro di magnesio puro e secco al 12,1‰ mantiene la propria azione citofilattica quando è iniettata nel sistema circolatorio. Può essere utilizzata tanto come medicazione quanto in iniezione» (tratto da una comunicazione indirizzata all’Accademia delle Scienze di Francia il 6 settembre 1915). In realtà, in provetta questa soluzione «aumenta la fagocitosi in una proporzione del 75% in rapporto alla soluzione di cloruro di sodio all’8‰, che già la stimola più di tutte le altre sostanze sudiate». Di conseguenza, era il miglior metodo di medicazione. Definisce «citofilattico» questo metodo il cui scopo è quello di esaltare la vitalità delle cellule (il termine citofilassi significa «protezione delle cellule»), e aggiunge questo interessante commento: «Il termine […] è abbastanza mal scelto. Avrei dovuto coniarne un altro che significasse “esaltazione delle cellule”. Ma poco importa il nome. A quell’epoca concepivo la citoflassi come un metodo di lotta contro l’infezione delle piaghe, niente di più» 1 ! Ma fortunatamente non si ferma qui. Per uso esterno e poi per via interna Doveva poi verificare se l’azione citofilattica della soluzione di cloruro di magnesio si manifestasse anche nell’organismo. Le sue esperienze, troppo complesse per essere descritte in questa sede, danno risultati «sbalorditivi», per usare le sue parole: quest’azione non soltanto persiste, ma è ancora più marcata (la fagocitosi aumenta del 129% in un caso e del 333% in un altro). I suoi lavori provano inoltre che la soluzione non è tossica, persino iniettata nel tessuto cellulare, nel peritoneo o nelle vene. Pensa di utilizzare in terapia l’azione che egli stesso definisce «potente» della soluzione di cloruro di magnesio. Decide quindi di estenderla alle infezioni interne, utilizzando la soluzione di cloruro di magnesio sotto forma di iniezioni endovenose nei soggetti gravemente infetti. «Ci dà entusiasmo nel nostro lavoro!» Il caso spesso aiuta a sistemare le cose nel modo opportuno, come accadde all’improvviso nelle circostanze che egli descrive in questi termini: «Ricordo con precisione come una delle date importanti della mia vita, il giorno, il momento in cui per la prima volta lo somministrai per bocca». Nel suo reparto all’ospedale Necker c’era un ferito grave che rifiutava le iniezioni. Così suggerì di somministrargli la soluzione per via orale. La sorvegliante e le due infermiere presenti sorridono: «Perché ridete?» domanda loro. «Lo prendiamo tutte», risponde Madame Boivin, la sorvegliante. «E perché?». «Ci dà entusiasmo nel nostro lavoro!». «Ma che cosa vi ha dato l’idea di prenderlo?». «Abbiamo notato che i malati ai quali veniva iniettato provavano una sorta di benessere. Allora abbiamo provato a berlo e ci ha prodotto lo stesso effetto!». È dovuta a questo caso fortuito l’estensione del metodo citofilattico. Egli si mette a somministrarlo a tutti i feriti del proprio reparto. Ne assume anch’egli e lo dà a tutto il suo entourage sia familiare sia professionale. Sono tutti unanimemente entusiasti della sensazione di euforia, di energia, di resistenza alla fatica che provano prendendo quello che tutti chiamavano «la loro droga». La notizia si sparge in un lampo, e gli procura una ricca messe di fatti che non si aspettava e che gli ispirano nuove ricerche. «Tutto ciò mi portò a studiare l’azione dei sali di magnesio sulla narcosi cloroformica, sulle avitaminosi, sull’anafilassi, sulla secrezione, sull’eliminazione e sulle proprietà della bile, sull’acidificazione dell’urina», così importante nel cancro. Il campo del suo metodo si trova a essere straordinariamente ampliato: da tecnica di medicazione diventa «un metodo generale che aumenta la resistenza non soltanto contro l’infezione, ma contro l’avitaminosi, l’anafilassi, il deperimento senile e la cancerizzazione» . Questo vasto programma lo portò a pubblicare i suoi lavori in due comunicazioni all’Accademia delle Scienze e all’Accademia di Medicina nel settembre 1915. Professore di clinica chirurgica, dispone all’epoca di un laboratorio; i suoi allievi sono i suoi più preziosi aiutanti. Nell’aprile 1918 pubblica in collaborazione con uno di loro, Noël Fiessinger, un imponente libro intitolato Biologie de la plaie de guerre, nel quale redige il bilancio delle sue ricerche. La formula Delbiase Il metodo si struttura e si perfeziona. All’inizio utilizzava unicamente il cloruro di magnesio. In seguito, venuto a conoscenza dei lavori di Victor Grignard sulla potenza sintetica dei composti organomagnesiaci, decide di aggiungere al cloruro basse quantità degli altri sali alogenati di magnesio: bromuro, ioduro e fluoruro. Dopo qualche tentativo, mette a punto una formula alla quale dà il nome di Delbiase, in libera vendita in farmacia. (Tuttavia, per un’oscura ragione, l’attuale Delbiase è stata amputata, dal 1983, dello ioduro e del fluoruro, pur mantenendo lo stesso nome! Purtroppo contiene solo più cloruro di magnesio e bromuro di magnesio.)
Cloruro di magnesio: istruzioni per l’uso Facile da preparare, semplice da assumere, poco costoso: bisogna pensare a questo rimedio ai primi segni di un malanno poiché può evitare problemi più gravi. L’unico inconveniente è il gusto sgradevole, per il quale consiglio di berlo tutto in una volta e non a piccoli sorsi! Dopo qualche dose, sarete sorpresi di constatare che il male «passa» meglio e, anche se non lo trovate gradevole, i benefici che trarrete da questo piccolo sforzo vi sembreranno senza paragone rispetto al minimo disagio sopportato.
Questo libro offre utili consigli per un’alimentazione sana e corretta e illustra alcune tecniche naturali di sicuro effetto: dall’uso dell’argilla e del cloruro di magnesio alla riflessologia, al rivoluzionario massaggio vietnamita Dien’ Cham’.
Tecniche di cura che, oltre a essere non invasive, atossiche e semplici da adottare, sono per lo più gratuite, o hanno un costo molto contenuto. I «pazienti» potenziali sono cani, gatti, cavalli, pesci, uccelli, criceti, conigli ecc.
Come gli uomini, anche gli animali provano amore e dolore, gioia e sofferenza, e come noi devono affrontare gli alti e bassi della vita. Il rispetto e l’amore che nutriamo nei loro confronti, devono perciò suggerirci un’attenzione particolare per la cura della loro salute. In questo libro agile ed esaustivo, oltre a offrirci molti utili consigli per un’alimentazione sana e corretta, Marie-France Muller illustra alcune tecniche, tutte naturali, che ci aiuteranno a rimettere in forma i nostri amici: dall’uso di due rimedi-miracolo, l’argilla e il cloruro di magnesio, alla riflessologia, all’impiego di un metodo di massaggio vietnamita assolutamente rivoluzionario, il Dien’ Cham’.
Tecniche di cura che, oltre a essere non invasive, atossiche e semplici da adottare, sono quasi sempre gratuite oppure hanno un costo molto contenuto.
Sapevate, ad esempio, che l'uso degli oli essenziali sono ottimi per gli animali perché
non rovinano pelo e pelle, non hanno controindicazioni, sono di facile utilizzo, e risolvono vari problemi come:
Per i cani
Sverminazione
Tosse
Artrite e displasia
Lenisce il dolore
Cerume nelle orecchie e otiti
Alito cattivo e ascessi dentali
Collare antipulci
Pulizia del luogo in cui abita
Toelettatura
eliminazione di pulci e zecche, sono battericidi, funghicidi, antibiotici naturali e disinfettanti naturali e anche se l'animale dovesse leccarsi le ferite non arrecano alcun problema se ingeriti
Per i gatti
Antipulci, rogna e scabbia
Artriti
Ascessi
Tossi e bronchiti
Otiti e infezioni batteriche e virali
Per i criceti
Pulizia della gabbia
Stati febbrili
Per i cavalli
Sverminazione pulizia dell'habitat
Aiuta nell'invasione delle mosche
Disinfetta e pulisce gli zoccoli dal marciume affretta le guarigioni delle fratture
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